Questi i due post di fb precedenti il racconto vero e proprio
martedì 3 novembre 2020
lunedì 2 novembre 2020
Trascrizione integrale del processo
per l'omicidio di Raffaele Leonetti
anno 1848
Provincia
di Calabria Citra Distretto
di Cosenza
Circondario
di Spezzano Grande
Omicidio
premeditato in persona di Raffaele Leonetti di Pedace
1 novembre
1848
Raffaele
Grande di Serra
Raffaele
Cava di Pedace
Nicola
Rende di Spezzano Grande
ed altri
Fatto
Raffaele
Grande del comune di Pedace-Serra, avea rubato i maiali del sacerdote Michele
Leonetti dell'istesso comune.
Raffaele
Leonetti osò render pubblico il reato del Grande e costui ne tolse la vendetta.
Era la
festività di Ognissanti giorno di Domenica e vennero al comune di Pedace 40
malfattori: pria discesero la via Monte Oliveto e trovatovi il Leonetti a modo
di belva gli donarono la caccia.
Leonetti
fuggiva a tutta lena, e i malfattori gli vibrarono contro due colpi di
archibugio, ma caddero a vuoto.
La vittima
fuggente tolse il suo asilo sotto l'altare della SS.ma Vergine Immacolata
dentro la chiesa del convento dei Cappuccini di Pedace.
I malfattori
corsero a cercarne e perché credevano averla nascosta i monaci posero le mani
sopra Fra Giuseppe da Pedace, il percossero col rovescio dei loro coltelli e
poco mancò che non fosse morto.
Finalmente
gli efferati briganti colsero la vittima sotto l'altare e ne lo trassero:
Leonetti era senza una scarpa e senza cappello e tutto brattato di polvere,
strascicato per la chiesa, e tratto fuori l'atrio di quella, Raffaele Grande
gli tirò il primo colpo con lo schioppo ed il ferì a morte. Nicola Rende gli
scaricò il secondo corpo sulla testa e Leonetti giacque cadavere.
Quei
quaranta briganti gareggiavano per tagliar la testa al Leonetti, ma Grande non
volle e più brutalmente dissumano, a compimento di sua atroce vendetta, zampò
due volte coi piedi sul viso dello estinto; e ciò fatto, rannodati disparver
per la campagna.
Dei
malfattori son noti i seguenti: Nicola Rende, Leopoldo e Raffaele Cava, Pietro
Michele Pisano, Domenico Cava, Raffaele Grande, Daniele Venneri ed Alfonzo
Morrone.
Il Regio
Giudice
Giuseppe
Ferrari
L'anno
milleottocento quarantotto il giorno 2 del mese di Novembre nel comune di Pedace.
Innanzi a
noi Antonio Barca Supplente giudiziario del comune suddetto, assistito dal
cancelliere comunale signor Matteo Barca, si è presentato Luigi Leonetti fu
Raffaele di anni trenta, di professione bracciale, domiciliato in Pedace
suddetto il quale ha esposto quanto segue:
Signore
Ivi in verso le ore quindici d'Italia incontrai il fu mio padre si trovava
innanzi l'abitazione facendo via verso il basso fu assalito da Raffaele Grande
dicendo "ferma ferma", a queste voci mio padre fuggì verso il Monasterio
dei Cappuccini, ed appena incominciò a fuggire li menarono due fucilate senza
colpirlo. Giunto nel detto Monasterio e nascondere (?) i religiosi per
impararcelo, ma siccome non l'aveano veduto entrare se ne discaricarono ma
perchè i presentatori furono assicurati da persona che stava nelle manche
dirimpetto al monasterio di esservi entrato, ignorando la persona così
continuarono a diligenziare(?), ..... .... nella chiesa lo rinvennero lo
presero e lo levarono fuori pochi passi ed immediatamente li scoppiarono due
fucilate per le quali immediatamente rimase estinto.
D. da chi si può deporre tutto ciò?
R. Da'
nominati Carmine Curcio, Gabriella Scervino, Caterina Ferraro, Chiara
Scarcello, ed altri che mi riserbo di aggiungere
D. Volete
costituirvi parte civile e domandate la punizione dei colpevoli?
R. Non mi
costituisco parte civile e domandando che siano puniti a norma di legge.
Fattogli
l'avvertimento prescritto dal real decreto di 17 maggio 1830 vi si è
uniformato.
Lettura e
controfirma vi ha persistito e per non saper scrivere abbiamo firmato noi col
solo cancelliere
Il
supple3nte
Antonio
Barca
Il
Cancelliere
Matteo
Barca
Si nominano
i periti per l'esame del cadavere dott. Giacinto D'Ippolito e il Farmacista
Salvatore Martire
Al Signor
Supplente
Signore
In
esecuzione dei di lei venerati ordini recatici dal suo usciere ci siamo
conferiti nella parte laterale della chiesa di San Pietro, ove, dopo prestato
il giuramento in sua presenza e con l'assistenza del cancelliere abbiamo
osservato il cadavere dell'estinto Raffaele Leonettti del fu Bruno Antonio del
comune di Pedace.
Fattelo
denudare abbiamo rinvenuto quattro ferite comunicanti di figura circolari, la
prima nell'osso temporale sinistro con
frattura di detto osso ed introspezione di frammenti ossei che attraversando la
midolla esatto uscita nell'osso temporale destro con foratura di detto osso
producendo la seconda ferita, la terza nella parte anteriore del torace
sinistro e propriamente nella mammella di detta regione tra la quarta e la
quinta costa vera; che passato nell'apertura della cavità perfora il pericardio
ed il ventricolo destro del cuore con grande travaso di sangue nel pericardio
ed in quel del petto che fratturando il condile(?) della quinta costa vera ha
ferito la parte posteriore del petto producendo la quarta ferita. Le quattro
ferite descritte sono state prodotte da corpo spinto d'arma da fuoco rilevanti
dalla figura circolare, dall'escavo e dal colore bruno. Da tale osservazioni
abbiamo uniformemente giudicato che il sopraccitato Raffaele Leonetti sia morto
dalle prescritte ferite.
Ella ci ha
ordinato di fornire il presente al che abbiamo adempiuto, sottoscritto di
nostro proprio pugno.
Pedace due
novembre 1848
Giacinto
D'Ippolito
Salvatore
Martire
L'anno
1849 il giorno 23 maggio in Pedace
Innanzi a
noi Giuseppe Ferrari regio giudice nel circondario di Spezzano Grande assistito
dal cancelliere Michelangelo Giannini previa citazione sono comparsi i seguenti
infrascritti i quali fattone rimaner d’un solo ha detto chiamarsi
Carmine
Curcio fu Lorenzo di anni settanta massaro di Pedace opportunamente domandato
sulla specie in esame ha dichiarato
Signore la
casa dove io abito è sita in Contrada Monte Oliveto del comune di Pedace
allorché stando dalla finestra vidi circa cinquanta briganti dei quali in quel
giorno era capo Nicola Rende, sperperati (?) per la giura (?) in Contrada Redicuzzi
vidi che parte dei malfattori si tenne ridossata dietro gli alberi in parte si
avviò qual ad inseguire un qualche d'uno, subitamente intesi che Raffaele
Leonetti da Pedace era l'uomo inseguito, e gli tenner piede per la via San
Leonardo; alla strada Pitanni a riuscire al convento dei monaci cappuccini,
colà si intesero due colpi di fucile e subito si rese palese che Raffaele
Leonetti avea avuto morte per mano di malfattori, nel mentre altri due colpi
gli aveano vibrato precedentemente, ma però a vuoto nella Contrada Monte
Oliveto.
D.
Conosceste l'assembramento di malfattori: R. Non li conobbi solo per detto del
paese si seppe che il capo era Nicola Rende; i cappuccini del monastero han
dovuto vedere precisamente chi dei briganti uccise Leonetti.
D. Udiste
mai qual fu la cagion dell'omicidio. R. Lo ignoro
Lettura
non sa scrivere.
Successivamente
si è introdotto Caterina Ferraro fu Saverio di anni cinquanta, contadina di
Pedace.
Opportunamente
domandato ha risposto
signore la
mattina del primo novembre 1848 stando io in Contrada Monte Oliveto ove
parimenti è sita la casa di Raffaele Leonetti, ma però lontana, intesi lo
scoppio di due fucilate, e mi portai in su la via per vedere e mi venne innanzi
volta in lutto e piangente Maria Oliverio, e mi disse che la comitiva di Nicola
Rende inseguiva il consorte Raffaele Leonetti un poco innanzi avea sparato per
dargli la morte; per salvare la Oliverio ebbi cura di farla risalire in
direzione della propria casa e in quel mentre conobbi Raffaele Grande malfattore
armato di schioppo che si dirigeva al luogo dove posteriormente si seppe ucciso
il Leonetti; appena potei ritornare Oliverio nella propria casa e si udirono
altri due colpi di fucile e dopo un istante si conobbe che Raffaele Leonetti
era morto nella adiacenza del convento dei monaci cappuccini del comune di
Pedace.
D. Per
qual ragione i malfattori diedero morte al Leonetti
R. or fa
molti anni Raffaele Leonetti rese deposizione in giustizia appeso di Raffaele
Grande egli ne riportò la condanna ai ferri, fattosi libero dopo la pena
espiata era naturalmente nemico di Leonetti, altri a ciò dicevasi che una
comitiva avea sequestrato Giovanni Grande (?), e che in essa vi era
intravvenuto Raffaele Grande e Raffaele Leonetti avea osato dire pubblicamente
che Grande era stato tanto efferato fino a prender parte nel sequestro di un
proprio cugino; Raffaele Grande venuto in ira per entrambi i motivi circa
ostilmente nemico del Leonetti queste ragioni assembrarono la comitiva di
Nicola Rende e Raffaele Leonetti ne ebbe la morte.
Letto non
sa scrivere.
Chiara
Scarcello fu Francesco di anni 40 contadina da Pedace domandato analogalmenteha
dichiarato
Signore la
mattina del primo novembre standomi davanti la porta della casa mia sita strada
Monteoliveto, intesi lo scoppio di due colpi d'arma da fuoco e subito vidi che
Raffaele Leonetti fuggì e lo inseguivano a tutta possa i malfattori Raffaele
Grande e Raffaele Cava tenendo gli schioppi nelle mani pronti a far fuoco,
presero la via che mena al convento dei PP. Cappuccini; dopo breve tempo intesi
lo scoppio di due colpi in direzione del convento, spinto dal desio di
conoscere, affacciata alla finestra di casa mia distinsi che i malfattori
Raffaele Grande e Raffaele Cava fuggivano prendendo la campagna.
Null'altro
conosco. Lettura non sa scrivere.
Successivamente
Gabriella Scervino fu Tommaso di anni 28 contadina di Spezzano Piccolo
domiciliata in Pedace, Domandata opportunamente ha risposto.
Per detto
pubblico appresi che l'orda di malfattori di Nicola Rende nella festività di
Ognissanti forte di numero 40 malfattori scese in Pedace e non perdonando nemmeno
alla santità dei tempi ne trasse fuori Raffaele Leonetti e davanti all'atrio di
quella gli diede morte a colpi di schioppo. Null'altro conosco. Non sa
scrivere.
Il Giudice
Ferrari si sposta nel convento dei cappuccini lo stesso giorno del ventitré 23
maggio 1849 per interrogare i frati del convento
P. Emanuele
Da Paola , nel secolo Domenico Stillo Cappuccino di famiglia in Pedace,
opportunamente domandato sull'omicidio in esame ha dichiarato.
Nel primo
di novembre del 1848 con...ndo le ore 15 del mattino intesi due colpi di fucile
e quindi un forte numero di voci e di parole in via Monte Oliveto poco dopo
colla morte sul viso e trepidante di paura giunse da me nel convento Raffaele
Leonetti da Pedace; lo sventurato chiedeva di essere nascosto temendo per la
sua (?) salute egli volesse rifugiarsi nel tempio del Signore e perchè io era
straniero rimandai il Leonetti a Fra Giuseppe da Pedace; però gli astanti
stringevano e Leonetti corse a nascondersi nella Chiesa sotto l'altare della
Vergine SS.ma Addolorata; dopo un momento sopraggiunsero sette o otto briganti
armati di schioppo e chiesero del Leonetti e gli venne risposto non essere nel
convento, ma fuggito altrove, a ciò dire taluni dei malfattori osservarono che
essi aveva fatta la scala a prossimità del convento e non ne era uscito persona
e perciò loro si mentiva, irruppero quindi dentro la Chiesa ed empiamente si
posero a rovistarla e dall'altare della Vergine ne trassero fuori la vittima
violando il sacro tempio e quindi rimansi la porta della chiesa il colpirono a
morte con delle fucilate e io mirai il Leonetti già fatto cadavere, ignoro del
tutto gli assassini i quali in un tempo uccisero e spregiarono il culto,
posteriormente ho appreso per detto dei
monaci compagni e dell'intero comune che la colpevole dell'assassinio sia stata
la comitiva di Nicola Rende unitamente a Raffaele Grande e Raffaele Cava.
Null'altro conosco. Lettura ha sottoscritto. Frà Emanuele di Paola
Successivamente
si è introdotto
Fra
Giuseppe da Pedace, nel secolo Carmine Scarcello fu Michele, di anni 50, laico
cappuccino di famiglia nel convento di Pedace. Opportunamente domandato ha
dichiarato.
Signore la
mattina del primo novembre 1848, festività di Ognissanti i Padri Predicatori
del Convento erano usciti per celebrare delle messe in diverse cappelle e soli oravano io e Fra Giuseppe da Rogliano,
era occupato a momeggiare una minestra di carote col coltello e avea lasciato
la porta del giardino aperta, tutto ad un tempo intesi che la porta si menava a
terra sotto il grido di fortissime scosse ed accorsi e con forte meraviglia
trovai la porta scassata; restai sorpreso dell'evento non sapendo attribuirne
l'origine però tolsi la sbarra a ingresso la porta e mi vidi davanti diciannove
briganti all’incirca armati di schioppi pistole e coltella, chiesero dov’era
Raffaele Leonetti, ed io risposi di non averlo veduto affatto, i malfattori mi
assicurarono che le mie parole eran false e che per averlo esitato la porta del
giardino si era trovata chiusa con sbarra, io ritornai di nuovo sulle mie
innocenze e per farli sinceri dissi loro che avesser girate le celle del
Monastero ed i malfattori il fecero ponendo in soqquadro ogni cosa e però
riuscirono infruttuose le indagini; accrebbero allora i briganti l’ira e
sguainati i loro lunghissimi e larghi coltelli cominciarono col rovescio delle
lame a percuotermi in tutto il corpoin guisa che ne doloro la vita per giorni 6
moltissimo più atroce pria mi avvinse per una mano la casolla(?) trappandomi,
quindi mi diresse il coltello di punta alla pancia per uccidermi e la premura
della propria vita mi agitò tanto che mi slancia a lontananza, senza riportarmi
offesa(?) finalmente convinti che nel convento non vi era persona cominciarono
a rovistare la chiesa e da sotto l’altare della Vergine Addolorata ne trassero
Raffaele Leonetti scoppiando in accenti di gioia per averlo trovato,
trascinarono il Leonetti dalla chiesa innanzi la porta del Tempio ed io vidi
allorchè lo uccisero, intesi solo prima uno scoppio di un colpo di fucile e
successivamente un altro e così il Leonetti fu spento. Dei briganti conobbi
Nicola Rende, Leopoldo Cava, Raffaele Cava, Domenico Cava, Raffaele Grande, Daniele
Venneri, Pietro Michele Pisano, Alfonso Morrone. Il malfattore che mi strapazzò
e cercò ferirmi di coltello era Raffaele Grande, coloro che mi percossero con
il rovescio dei coltelli furono Leopoldo e Raffaele Cava. Per pubblico detto ho
saputo che Raffaele Grande sparò il primo colpo a Leonetti ed il ferì a morte
ed altro colpo sulla testa collo schioppo gli vuotò contro Nicola Rende il
terzo colpo non ho inteso dire chi l’avesse sparato. Il motivo dell’odio era
con Raffaele Grande costui avea rubato dei maiali in danno di Don Michele
Leonetti e l’ucciso non avendo saputo contener la lingua più volte avea
diffamato il Grande del commesso reato, costui punto da soverchia offesa,
associato a se i compagni, pria aggredì l’estinto nella propria casa in Via
Monte Oliveto e quindi gli procurò la morte innanzi la chiesa del convento.
Successivamente
Fra Giuseppe da Rogliano, al secolo Nicola Altomare del fu Angelo di anni 36
laico di Rogliano eretta casa monastica da Pedace.
Signore la
mattina della festività di Ognissanti erami in fermato nel convento unitamente
a Fra Giuseppe da Pedace allorchè venne bussata a gravi colpi di un carico di
schioppo la porta del giardino e noi restammo attoniti perché l’avevamo
lasciata aperta; fra Giuseppe da Pedace corse
alla porta del giardino ed io mi portai ad un finestrone del convento
per mirare cosa fosse, e vidi negli alberi di castagno vicini ridossati
moltissimi briganti, gli arrivati nel convento chiesero agli altri in agguato
ad avvisare veduto l’uomo di cui andavano in traccia e questi risposero che non
era fuggito e perciò ne cercassero che era nel convento; dopo un istante si
raccolsero tutti a unirsi il convento e sorpassavano il numero di quaranta,
aspramente persuasero Fra Giuseppe da
Pedace rovistarono e posero a soqquadro i cenobi dei frati e quindi
vennero in chiesa , ed io pure in mezzo
di loro non avendomene potuto dividere per loro comando, ov’è la statua
dell’Addolorata a l’altare giace sotto posto un vuoto e quivi il Leonetti si
era accosciato, ne venne tirato fuori senza una scarpa, privo di cappello e
tutto bruttato di polvere strascicato
per dentro la chiesa a viva forza i malfattori il portarono a lontananza di
pochi passi dalla porta del tempio a Leonetti si fece innanzi Raffaele Grande
del comune di Pedace Serra e gli rinfacciò essere stato tanto linguardo
d’avergli più volte apposto a delitto per aver rubato i maiali di Don Michele
Leonetti e per tal motivo ne riportava la morte.
Raffaele
Leonetti ripassò
dall’orror della morte stin.. con anot le mani la canna
dello schioppo di Grande che impediva lo scoppio, Grande finalmente si sciolse
dalle mani del Leonetti e resa l’arma disponibile diede due soli passi e quindi
appunbto lo schioppo alle spalle del Leonetti e gli scaricò contro quell’arma
micidiale e Leonetti rovesciò prontamente a terra ferito a morte; Nicola Rende
gli scaricò un altro colpo di fucile nella testa; l’intera masnada faceva a
gara per istaccargli la testa dal busto, ma Grande l’impedì e solo co’ piedi
gli zompò due volte la faccia e quindi fattasi raccolta de’ malfattori
disparvero per la campagna; tra essi conobbi oltre il Grande ed il Rende ,
Leopoldo e Raffaele Cava, Domernico Cava e Daniele Venneri e gli altri non li
distinsi per la confusione giacchè temeva anch’io d’essere ucciso.
Il 3
giugno 1849 in Spezzano Grande
testimonia il figlio del fu Raffaele Leonetti e Maria Oliverio, Luigi di
anni 32 bracciale di Pedace
La mattina
della festività di ognissanti stava io ed il genitore Raffaele Leonetti innanzi
la porta di nostra casa in via Monte Oliveto, allorchè vedemmo apparirci
dinanzi Raffaele Grande e Raffaele Cava entrambi armati di duebotte; Grande fu
il primo che fece fuoco contro di mio padre con una canna del suo duebotte ed
iul genitore si abbandonò a precipitosa fuga seguendo la via che guida al
convento dei Cappuccini di Pedace ed in fuggire Raffaele Cava gli tirò con
altra canna del suo duebotte; ciò avvenuto Grande pensò che io accorressi per
salvare mio padree perciò mi pose il punto sopra e mi trattenne, nel mentre
Raffaele Cava a tutt’uomo correva dietro al padre mio;corse breve tempo e i
malfattori lo uccisero innanzi la chiesa del convento unitamente al Grande il
quale mi lasciò subito e seguendo il cava raggiunse i compagni