Briganti casalini
NON SOLO BRIGANTI.
INNOCENZO D’IPPOLITO, BIRRO DI CAMPAGNA
Nel pozzo senza fondo dell’Archivio di Stato di Cosenza tra le fonti documentarie della Regia Udienza Provinciale, alla busta 29, troviamo una interessante storia serritana e casalina. Non una storia di briganti come il titolo lascia supporre, ma di un “birro di campagna”, ovvero, per essere più comprensibili, un cacciatore di briganti.
Si tratta di una serie di documenti che provano quanto è profonda la storia del brigantaggio nei casali. Prova che il fenomeno del brigantaggio non emerge solo dopo l’unità d’Italia o in reazione all’invasione francese dei primi anni del 1800, come spesso si sente dire, ma è un fenomeno endemico. Il termine “endemico” è quello usato da Alexandre Dumas e riferito proprio ai Casali di Cosenza in un racconto in 7 capitoli sulla storia di Pietro Monaco e Ciccilla sul giornale L’Indipendente dal maggio 1864.
Siamo alla fine del 1700, quando, in un ennesimo conflitto armato con i briganti, il birro di campagna Innocenzo D’Ippolito di Serra Pedace ha la peggio. Questo serritano probabilmente fa parte della famiglia che ha per soprannome Colata e di cui pubblichiamo la foto dell’antico portone della loro abitazione. Innocenzo viene colpito alla coscia da un colpo di archibugio che gli provoca la frattura della gamba. Rimane in pericolo di vita per un breve periodo e solo dopo una lunga degenza, durata oltre un anno, riesce a rimettersi in piedi.
Un anno di costose cure mediche e, alla fine del periodo, non solo rimane claudicante, ma è anche ridotto alla fame. Si dà da fare. Si rivolge all’Uditore della Regia Udienza, Don Giuseppe Grimaldi, per ordinare ai sottoposti Caporali e al Capitano delle “Compagnie di Campagna” (ovvero le squadre di militari al servizio dei tribunali di allora) dove aveva prestato le sue notevoli capacità guerriere, di attestare e certificare davanti a un notaio le sue prestazioni e i servizi resi al servizio della Regia Udienza. Insomma, si rivolge ai suoi ex datori di lavoro per chiedere un aiuto, che in seguito a questi attestati arriva con l’assunzione presso le carceri del Castello di Cosenza.
Da questi attestati ci appare uno straordinario spaccato che svela per un attimo la portata del fenomeno “endemico” del brigantaggio di cui parla Dumas. Questo spaccato riguarda, parte delle vicende di un solo militare, pagato dal potere di allora per catturare o uccidere malviventi. Innocenzo non era il solo cacciatore di briganti e immaginiamo che queste vicende siano le uniche che è riuscito a certificare, potrebbero essercene delle altre. Insomma questi documenti mostrano il brigantaggio di un periodo di cui ci sono pochissime fonti documentarie che possono accendere una luce parziale su questo fenomeno.
Non ci sono a Cosenza e in Calabria processi o sentenze che riguardano il periodo precedente al 1800, e non perché non ci fosse il fenomeno, ma semplicemente perché è scarsamente documentato. Per trovare qualche processo bisogna andare all’Archivio di Stato di Napoli. Anche l’obbligo di conservare arriva dopo il 1800. Questi documenti sono una rarità assoluta.
1° attestato
In esecuzione di un retto ordine io Capitano della Compagnia di Campagna di questa Regia Udienza certifico di aver svolto, per ordine del Tribunale, assieme a Innocenzo D’Ippolito, venturiero di detta Compagnia e per la sua assistenza ed efficacia, le seguenti carcerazioni e conflitti di schioppettate per la persecuzione dei malviventi che perturbavano il pubblico commercio:
• La recisione del teschio di Giuseppe Aiello, alias Macchione della terra di Parenti, compagno del famoso Angiolo Tancredi, alias lo Zingaro. Il teschio fu portato in trionfo nella Regia Udienza e quindi rimandato a Parenti in una grata di ferro per orrore degli altri malviventi;
• La recisione del teschio del famoso malvivente Giovanni Quieto di Carpanzano che fu portato in trionfo nella Regia Udienza per i suoi orribili delitti;
• La recisione del teschio di Giuseppe Oliverio di Pietrafitta, fuggitivo delle Regie Galere, ove era stato condannato a vita per i suoi misfatti, compagno di Angiolo Tancredi, alias lo Zingaro. Che fu portato in trionfo in questa residenza;
• La carcerazione degli scorridori di campagna Ferrajno, Saverio Vespascilleo, Gennaro Villella di Conflenti, soci del malvivente Antonio Roberti, alias Zingheo. Tutti portati in trionfo in questa Regia Udienza;
• La carcerazione del famoso Pietro Cappello del casale di Malito il quale per i suoi delitti morì sulla forca.
Innocenzo D’ippolito partecipò con sommo spirito e valore alla cattura con conflitti di schioppettate alle mensionate carcerazioni ed è la verità.
Cosenza 26 febbraio 1789
Io Vincenzo … (firma incomprensibile), Capitano della Compagnia di Campagna certifico come sopra.
Notaio Michael Romano (segno del tabellione)
2° attestato
In esecuzione di retto ordine il sotto croce segnato Domenico Rizzuto, Tenente della Compagnia di Campagna di questo Tribunale, in piena e veridica fede, anche con giuramento e sotto pena di falso certifico che assieme a me ed ad altri soldati, al mio seguito vi fu il venturiero Innocenzo D’Ippolito del Casale di Pedace giovane di spirito. Con il suo aiuto e coraggio si resero a questo Regio Fisco i seguenti servizi:
• La carcerazione dello scorridore di campagna Pietro Aiello della Terra di Bucita e la carcerazione dei Magnifici Don Domenico, di Caligiuri della Città di Scigliano rei di omicidio in persona di Don Giuseppe Lamanna
Segno di croce di Domenico Rizzuti
Notaio Michael Romano (segno del tabellione)
3° attestato
In esecuzione di retto venerabile ordine da me qui sotto croce segnato Saverio Saladino Caporale della Compagnia di Campagna di questa Regia Udienza si fa piena luce, certa e veridica fede anche con giuramento e sotto pena di falso. Che essendo stato destinato da questo Tribunale alla persecuzione dei pubblici malviventi, tra gli altri soldati vi è stato il venturiere Innocenzo D’Ippolito, giovane di buona abilità, spirito e condotta e per il suo coraggio si effettuarono i seguenti servizi a prò di questo Regio Fisco:
• la carcerazione degli scorridori di campagna Matteo e Gaspare Celestino del Casale di Pedace;
• la carcerazione di Bonaventura Greco del Casale di Macchisi, reo di omicidio in persona di Don Pietro Antonio Gerbasi;
• la carcerazione di Filippo e Luigi Di Marco del Casale di Malito soci del Giustiziato Pietro Cappello che furono portati in trionfo in questa Regia Udienza
• la carcerazione di Antonio Di Stefano del Casale di Grimaldi, socio del detto afforcato Pietro Cappello;
• la carcerazione di Tomaso Roberto, Saverio Mastrojanni, Gennaro Villella, Pietro Marrazzo ed altri scorridori di Campagna della terra di Conflenti soci del famoso Antono Roberto, alias Zingheo che per ordine di questo Tribunale furono portati in trionfo in questa Regia Udienza.
Nell’eseguire suddette carcerazioni Innocenzo D’Ippolito si è comportato con il massimo spirito e valore, per questa verità firmo il presente atto ed a fede.
Cosenza 4 marzo 1789
Segno di croce di Saverio Saladino
Notaio Gregorius Assisi
4° attestato
In esecuzione del retroscritto venerato ordine del Signor Uditore di questa Regia Udienza D. Giuseppe Grimaldi si fa fede che il sotto croce segnato Vito Clauso, Caporale della Compagnia di Campagna di detta Regia Udienza, con giuramento che il sottoscritto Innocenza D’Ippolito ha accudito presso di me assieme alle squadre nelle campagne in persecuzione dei malviventi a seconda di come questo Tribunale ordinava, ed il medesimo D’Ippolito, secondo le occorrenze, ha dimostrato il suo spirito e valore nelle carcerazione degli scorridori di campagna e specialmente quella di
• Francesco Varca di Pedace Serra, celebre scorridore di campagna
• Matteo D’Ambrosio di Pedace Serra reo di omicidio;
• Leonardo Magliaro di detto Casale, reo di omicidio e scorridore di campagna, che dal tribunale si ordinò il trionfo;
• Francesco Martire da Pedace Perito, celebre scorridore di campagna e trasportato in trionfo;
• ed altri rilevanti servizi.
Cosenza 29 Aprile 1789
Segno di croce di Vito Clauso
notaio Ignazio Giudice di Cosenza
5° attestato
In esecuzione del veneratissimo ordine di vostra signoria, certifico ed attesto io sotto croce segnato Saverio Saladino, Caporale di questa Compagnia di Campagna di questa Regia Udienza che tra i soldati del mio seguito vi fu Innocenzo D’Ippolito, giovane di abilità spirito e valore. Con l’assistenza del medesimo mi riuscirono le seguenti carcerazioni:
• la carcerazione di Fedele Ferro di Casole, reo di più omicidi;
• la carcerazione di Michele Lo Canto della bagliva di Pedace reo di gravi delitti e scorridore di campagna che fu condotto pomposamente in questo regio tribunale
• la carcerazione di Bruno Lo Canto di Pedace, socio di detta comitiva;
• la carcerazione di Giuseppe e Raffaele Lionetti e la morte di Saverio Cozza tutti della suddetta bagliva di Pedace, insieme ad altri costituivano una comitiva che aveva per capo Michele Lo Canto che furono qui pomposamente portati col solito sparo in questa Regia Udienza.
Cosenza 28 Aprile 1789
Segno di croce di Saverio Saladino
Notaio Vincenzo Del Pezzo
Da notare, a meno che non si tratti di una omonimia, che Michele Locanto o Lucanto, pedacese domiciliato ad Acri, circa un decennio dopo fu processato dalle autorità francesi e accusato di essere un sodale del celebre brigante Giacomo Pisano alias Francatrippa e responsabile delle stragi di Acri di cui scrive Giuseppe Abbruzzo nel suo informato libro Terrore ad Acri e molti altri storici.
6° attestato
In esecuzione di veneratissimi ordini si certifica da me sotto croce segnato Caporale Saverio Saladino della Compagnai di Campagna della Regia Udienza Provinciale della Città di Cosenza, attesto che per tutti gli incarichi ricevuti di questo illustrissimo tribunale per l’estirpazione ed arresto dei malviventi sono stato assistito dal venturiero Innocenzo D’Ippolito di buona qualità e di costume spiritoso che in ogni occorrenza e arresto di malviventi ha dimostrato il suo spirito e valore. Per i suoi modi di fare si sono effettuati grandi e rilevanti servizi, in particolare il forestiero Samuele Ceffa della Città di Nocera, capo di una formidabile comitiva. Fu arrestato assieme al suo compagno Francesco Vaccaro della Medesima città.
Cosenza lì 14 dicembre 1790
Segno di croce di Saverio Saladino che certifica come sopra
In nostra presenza ed ad fede notaio Cayetanus Lupinacci ad Casulis
7° attestato
In esecuzione del vostro venerato ordine di vostra signoria Illustrissima io qui sottoscritto Caporale di questo Trbunale Pietro Gallo, certifico che Innocenzo D’Ippolito soldato del Regio Tribunale si è ritrovato presso di me nella persecuzione di molti malviventi e per il suo spirito e valore che ho sempre conosciuto ha concorso con il medesimo in moltissimi e rilevanti servizi come qui sotto elencati:
• Gasparo Rendi di Nocera, reo di omicidio, catturato e condotto in queste reali Forze;
• Carlo Dimigliano di Majori, reo di omicidio;
• Antonio Chiodo di Soveria reo di colpa e causa di omicidio per le quali reità è stato poi condannato a 15 anni di galera.
• Gaetano Ortale di Mangone reo di furti e altro;
• Filippo Lancellotti di Rugliano reo di furti e altri delitti
Cosenza 21 luglio 1795
Io Pietro Gallo certifico come sopra
Notaio Franciscus Christoforus Miglio ab Aprigliano
8° attestato
In esecuzione del venerato ordine di Vostra Signoria Illustrissima, fò certa e indubitata fede io qui sotto croce segnato Caporale della Compagnia di Campagna di questo Regio Tribunale, Florio Cerrara (o Florido Cernaro o Florio Cetraro) impiegato nella persecuzione di moltissimi malviventi, che da questo Regio Tribunale ne sono stato incombenzato per l’estirpazione, ho sperimentato fortissimamente valore e spirito nella persona di Innocenzo D’Ippolito, soldato di detta Compagnia per la quale si sono effettuati rilevanti carcerazioni come qui sotto annotate:
Gennaro Straticò, Gennaro Cipollini, Vincenzo Straticò alias Barone, Francesco Loprete, Nicola e Vincenzo Vaccaro, Domenico Mazzei, Domenico Cortese, Saverio e Vincenzo Bavasso, Vincenzo D’Agostino, Roberto Drammis, Nicola Cortese alias Cozzolino, Roberto Bianco, Vincenzo Capparelli, Pietro Rossano, Nicola Miele e suo figlio, Francesco Miele di Clemente, Nicola e Francescantonio Gullo, Pietro Capparelli, Antonio Cortese alias Capaza, Francesco Vecchio alias Cipazzo.
Tutti rei di moltissimi delitti della compagnia detta di Lungro. Onde in onore del vero ne ho fatto firmare la presente
Da notare che alcune delle persone perseguitate saranno i protagonisti delle lotte patriottiche del secolo successivo.
Cosenza 28 Agosto 1795
Segno di croce di Florio Cetraro che attesta e conferma
Notaio Aloysius Troisi (?)
9° attestato
Ferdinando IV Dei Grazia Rex
Il Cavaliere D. Raimondo Blanch, brigadiere delli Eserciti di S. M. (D. G.) Preside, e Governatore dell’armi in questa Provincia di Calabria Citra
Innocenzio d’Ippolito Caporale di questa Compagnia di Campagna saprete come per potersi continuare non meno la scorta al regio Procaccio, che da Reggio si porta nella Capitale, e dalla Capitale in Reggio, transitando per i luoghi di Morano, Castrovillari, e sue adjacenze, che per perseguitare le persone mal’intenzionate, che tendono commettere furti nè pubblici camini, ha stabilito il Tribunale di doversi il Procaccio anzidetto accompagnare da una Squadra all’individui di questa Compagnia di Campagna per esser al medesimo di sicura scorta nell’introdursi in questa Provincia, finochè giunge in Castrovillari; e poiché la Squadra, che al presente si trova a tal uso applicata, è sprovista del Caporale che deve guidarla; per ciò dicemo, ed ordiniamo a voi sudetto di portarvi in Morano, per far cogli altri compagni accompagnarsi all’enunciato Procaccio tanto sull’andare, che nel ritorno, che farà per quei luoghi così di notte che di giorno affindi renderlo sicuro, e lontano dall’incursione de’ Malviventi dè quali curerete benanche le persecuzione per ottenerne l’arresto, potendo in caso di bisogno richiedere magior forza a’ Governatori di Castrovillari, Morano, e Mormanno, o ad altri de’ Convicini Luoghi, a seconda delle circostanze del caso. Così dunque eseguirete.
Cosenza 1 settembre 1796
(seguono varie firme)
Dalla nostra relazione che porta la data d’jeri ho inteso la carcerazione di Don Francesco Alimena di questa città di Cosenza, che avete ritrovato travestito rusticamente nel luogo detto la Dirupata di Morano, mentre andava per Campotenese. Nel lodare il suo zelo, ed … v’incarico di consignar subito in riceversi di questa detto Carcerato Alimena al presente Caporale, che con corrispondente numero di soldati ho spedito per riceverselo, e condurlo subito in queste forze. Tanto eseguirete, e Dio feliciti.
Cosenza lì 8 Ottobre 1796
Giuseppe Potenza
Lettasi questa mattina nella Ruota di questo tribunale la vera Relazione del Re del prossimo passato 19 Ottobre con cui avete rapportato la carcerazione effettuita di Michelangelo Fabiano del Casale di Rovito qual socio d’Ignazio Scozzafave di detto Casale, reo di furto. Si è appuntato incaricarvi, siccome con questa mia fò col sentimento di quest’altra Signor (?) del Colleggio, di far detenere cautamente il sudetto Carcerato Michelangelo Fabiano per disporsi del medesimo con prossima (?) opportunità il trasporto in queste Regie Forze. Tanto eseguirete ed il Ciel vi guardi
Cosenza lì 5 Novembre 1796
Firmato, Cav. Blanck
Giusta l’avviso dato colla vostra relazione de’ sei andante Maggio, per mezzo di alcuni Soldati della Squadra si sua assistenza, si sono trasportati, e fatti ricevere in queste Forze i Carcerati Leonardo Covello di Alessandria, e Biase Minervini di Cepollina, da voi, e una squadra arrestati, il primo come uno dei Rei di omicidio (?) … in persona di Vincenzo La Banca di detta Terra di Alessandria ed il secondo come reo di furto, e si darà a medesimi il corrispondente esito di giustizia. Le sia di prevenzione e Dio vi guardi.
Cosenza li 15 Maggio 1797
Gennaro Pacelli (?)
Al ricevo la detta chiama
Cap. Innocenzo d’Ippolito
Morano
10° attestato
Ferdinando IV Dei Gratia Rex
Regia Udienza di Cosenza providente(?)
Innocenzo d’Ippolito caporale di questa Compagnia di Campagna per poter continuare la scorta del Regio Procaccio, che da Regio si porta nella Capitale, e dalla Capitale in Regio transitando per i luoghi di Morano, Castrovillari, e sue adiacenze, per perseguitare le persone maleintenzionate che tendono commetter furti nei publici camini, ha stabilito questo Regio Tribunale di doversi il Procaccio anzidetto accompagnare da una squadra delli individui di questa sudetta compagnia di Campagna per esser al medesimo di sicura scorta nell’introdursi in questa Provincia, finoche giunge in Castrovillari, perciò abbiamo spedito la presente, colla quale vi dicemo, ed ordiniamo di conferirvi subito in Morano colla vostra squadra per accompagnare detto Procaccio tanto nell’andare che nel ritorno che farà per quei luoghi così di notte che di giorno al fin di renderlo sicuro, e lontano dall’incursione dei Malviventi, de’ quali curarete benanche la persecuzione per ottenerne l’arresto, potendo in caso di bisogno richiedere foirza maggiore ai Magnifici Governatori di Castrovillari, Morano e Mormanno, ed agli altri luoghi del Paraggio a seconda delle circostanze del Caso. Così dunque eseguirete
Cosenza lì 11 maggio 1797
(seguono varie firme)
11° attestato
Ferdinando IV Dei Gratia Rex
D. Alessandro Coquemont Cavaliere dell’Insigne Real Ordine Costantiniano. Colonello dei Reali Eserciti di S. M. D.G. Preside e Governatore dell’Armi in questa Provincia di Calabria Citra
Cosenza 15 novembre 1797
Il Cav Coquemont
Essendo insorta la comitiva di malviventi Antonio Palazzo, alias Cento Stilla, ed altri fuggitivi di galera, naturali di Pedace, li quali dopo aver commessodei delitti nel territorio di Policastro ed in quelle adiacenze, quattro individui della stessa comitiva si sono intesi di nuovo nel territorio di Cotronei Provincia di Catanzaro del di cui Illustrissimo Preside si trova spedito in Policastro, ed arresto di tal Meluggia Lente, ... passerete subito con soldati della vostra squadra a battere i confini di questo ripartimento verso suddetta della suddetta provincia di Catanzaro e procurerete con i messi efficaci e zelo la carcerazione di essi malviventi Antonio Palazzo alias Cento Stilla ed altri fuggitivi di galera e loro compagni , altrimenti sarete risponsabile al trible di qualunque inconveniente, che potrebbe nascere dall’annidarsi e metter piede in questa provincia li sud Statuti (?) così eseguirete. E mi Soscrivo
Scigliano 18 … 1798
(incomprensibile) Malatesta
Al Caporale Innocenzo D’Ippolito
Scigliano
D. Alessandro de Coquemont Cavaliere Gran Croce del Real Ordine Costantiniano di San Giorgio, Colonnello dei Reali Eserciti di S.M. Preside e comandante dell’Armi della Provincia di Cosenza e sia Calabria Citra e Bruzj.
Concedo libero e sicuro passaporto al Caporale Innocenzo D’Ippolito ed a Francesco Saverio Clausi ed Antonio Matragrano Birri di questa Compagnia di Campagna
Scortare fino alla capitale li muli guidati da vitturini che si di mettono al Sig. Capitan Gente dell’Armi di Don Francesco Pignatelli giusta i Sovrani Comandi. Perciò col presente ordiniamo a tutti i singuli ufficiali, capi regi o baronali sottoposti alla sua giurisdizione ed a quelli che non lo sono, esortiamo che non … a medesimi niuna molestia nel di loro viaggio, sì nell’andare in detta capitale che al ritorno faranno da colà in questa residenza. Ma in caso di bisogno li diano tutto l’aiuto a favore necessario quanto stimano.
Cosenza lì 24 Aprile 1798
Il Cav.re A. Coquemont
D. Nicola D’Aperta Seg. … (?)
12° attestato
Ferdinando IV Per la Dio Grazia Re
D. Salvatore Carabba, Colonnello della Real Marina, Preside e Governatore dell’armi in questa Provincia di Calabria Citra
Parte da questa residenza il caporale della Compagnia di campagna di questa Regia Udienza, Innocenzo D’Ippolito con competente numero di birri si conduce con essi nel diparto della città di Scigliano per perseguitare ed arrestare tutti i malviventi che l’infestano.
A quell’effetto esortiamo al Regio Governatore di detta città, ed ordiniamo all’altri Bardi, di somministrarsi a detto caporale la forza delle Pattuglie e Mastrogiurati, quante volte allo stesso occorressero, per i casi meri momentanei ed urgenti ordinando altresì all’amministratori di ciaschedun luogo di detto riparto, di somministrare all’anzidetto caporale Ippolito, e gente di suo seguito tutto ciò che occorre a norma de reali ordini. Così eseguano
Cosenza lì 11 agosto 1798
Carrabba
Innocenzo D’Ippolito Caporale della Compagnia di Campagna, essendo …. …. Andare in seguito a’ malviventi d’unita al tenente Blanchi ed altri caporali, li fu tirato un colpo di schioppo e fu ferito nella coscia sinistra, per cui dovette soggiacere a grossa spesa per un anno, che se ne fece la cura e rimedi a detta ferita … in perfezione (?) de’ suaccennati malviventi, necessitali fede di verità. Il suaccennato Tenente Blanchi, quale ricusa farla senza percorrenza ordine di :::: che pure la supplica restar servita ordinare al med, che facesse fede di verità. E lavrà la grazia ut deus
9 Novembre 1799
Firma illegibile
Si certifica da me qui sotto tenente della Compagnia di Campagna, … il Caporale della medesima Innocenzo D’Ippolito, ritrovandosi presso di me nel mese di settembre passato anno 1798, presso una comitiva di malviventi ordina dell’evento terribile accaduto (?) in conflitto di schioppettate nel Casale d’Arma, in dove restò ferito il su accennato D’Ippolito nella coscia sinistra, onde in onor del vero ne ho fermato il punto a richiesta presso il retro (?) cennasto ordine e …
Casal lì 9 novembre 1799
Francesco Branmca certifico come sopra
IRM
Innocenzo D’ Ippolito del Regio Casale di Pedace in Provincia di Calabria Citra prostrato al suo real trono umilmente la supplica come avendo servito la maestà sua in qualità di soldato di campagna in questo Tribunale di Cosenza , andando presso banditi rischiando la vita e continuamente avere servito con quella fedeltà, zelo e valore, che il suo dovere richiedeva; infine fu incombenzato dello enunciato (?) per una rilevante carcerazione da eseguirsi nel regio casale di Aprigliano in persona di un facinoroso capo di comitiva e di tutto il suo seguito che con i loro enormi delitti aveano perturbato la pace di tante popolazioni; onde essendosi il suppl con il suo seguito cautamente portato in suddetto Casale d’Aprigliano e dopo avere appostato i suoi compagni, avendo assaltato in una casa ove vi erano di dentro i mentovati banditi, e facendo fuoco colli stessi, il suppl ebbe l’infortunio di ricevere una palla alla parte superiore della coscia che il ferì mortalmente e tutto questo accadde il 16 di settembre 1799. Ricevuto il suppl un tal colpo coll’assistenza di bravi chirurghi, e coll’aiuto di Dio, dopo avere sofferto una cura per un anno intiero, patimenti e disperdi, vendendosi tutta quella miseria possedeva sebene non vi soccombè la vita, restò tuttavia difettoso e zoppicante per ragione dell’espressata ferita. Quindi , appena cominciò a prendere la salute del IOTE(?), invece di si darli il riposo, fu destinato per custode nel Regio Carcere di questa Udienza, dove continuo per molti mesi , ed in seguito sempre è stato applicato in altri Regi servizi. Vedendosi finalmente inabilito di vantaggio servire sì per la sua età avanzata, a si per trattrovarsi difettoso e zoppo di una coscia per il colpo che ricevette, e ricorrendo presso l’innata clemenza e generosità della Maestà sua, la supplica benignarsi ordinare la giubilazione del ricorrente coll’intiero soldo a fine possa alimentarsi colla sua famiglia e supplicandola anche in nome di Maria Santissima, in riceverà a grazia ut deus.
Segno di croce di Innocenzo d’Ippolito