mercoledì 11 maggio 2016

Il Pioppo nero monumentali della Piazza di Serra Pedace




Siamo agli inizi del 1800 e i Francesi di Giuseppe Napoleone (fratello del più famoso Bonaparte) sono a Cosenza. Le più solerti famiglie filofrancesi piantano gli alberi della libertà già dal 1799. Quello di Serra è un pioppo nero. I filofrancesi sono avversati dai realisti fedeli ai borbonici che tagliano la cima di quel simbolo. Ma l'albero resiste a quell'ingiuria e riprende a crescere. Nel maggio del 1806 la famiglia dei Leonetti, filofrancese, è detentrice dei posti chiave del paese. Erano un pugno di fratelli: uno Chimico (farmacista), uno notaio, uno medico, un altro chierico e la sorella amante del capitano Reiner comandante delle truppe a Cosenza e altri. Comincia la rivolta antifrancese, la folla inferocita lincia uno dei fratelli, ma il pomeriggio la faida prosegue con un altro fratello che si rifugia nella chiesa di San Donato, proprio di fronte al nostro albero della libertà, in un nascondiglio che conosceva da bambino. La folla capisce che si trova in chiesa e prova ad entrare, ma il Leonetti, nonostante ci fossero fedeli all'interno, chiude le porte della chiesa. La folla è inferocita e chiede al parroco Donato le chiavi per aprire quel luogo sacro. Di fronte la chiesa un altro fratello, Luigi, è armato di fucile. Spara contro la folla dalla propria abitazione e grida al prete di non aprire la chiesa, ma è cosa vana. Il parroco Donato apre le porte ai rivoltosi e, forse, indica anche il nascondiglio in sacrestia (il parroco verrà processato e condannato). Una volta scoperto il Leonetti è trascinato e linciato fuori dalla chiesa proprio sotto il nostro pioppo nero. E' l'inizio della rivolta che passa alla storia come il "Sacco di Pedace" che porterà alla distruzione dei casali di Serra e di Pedace da parte delle truppe francesi di Reiner e a contare a centinaia i morti, non solo tra la popolazione, ma anche tra i francesi che saranno oggetto di altrettante orribili rappresaglie da parte di decine di briganti (il termine nasce proprio in quel momento) e che terranno testa a quell'esercito vincitore di cento battaglie in mezza Europa. Fra tutti Giacomo Pisano alias Francatrippa. 



Di questo celebre brigante mostriamo una litografia di una pittrice francese (Elisabeth De Bon, 1820) che rappresenta Francatrippa per come raccontato dai viaggiatori francesi. Sotto la litografia ho aggiunto la prova della sua esistenza sulle pagine dei verbali del pubblico parlamento del casale di Serra Pedace. Di lui parla Alexandre Dumas in Cent’anni di Brigantaggio nelle province napoletane (ma sbaglia e dice che è di Parenti) ed è citato da Stendhal http://ricerca.repubblica.it/…/se-stendhal-tornasse-cercare… 

Ne parlano i maggiori studiosi del Brigantaggio di quel periodo: Umberto Caldora, Luigi Maria Greco, Gaetano Cingari e Atanasio Muzzillo. Dedica un volume a Giacomo Pisano Giuseppe Abbruzzo, Terrore ad Acri. L'albero, ormai morente, ha una circonferenza di oltre 5 metri di diametro, ma mi riservo di essere più preciso.

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