domenica 20 ottobre 2019




Recensione al libro "Briganti Casalini"

di Luigi Gallo

Macchia , frazione di Spezzano piccolo, è un ameno villaggio che conserva intatta  la struttura urbanistica del sette-ottocento: i palazzotti della piccola borghesia agraria e delle professioni si fondono armonicamente con le abitazione dei contadini e degli artigiani . Un villagg0 dove non sono visibili violenze edilizie e attraversare le sue stradine è come fare una passeggiata nel secolo XIX.  Abbandonata a pochi abitanti acquista un po’ di vitalità nei giorni di apertura della biblioteca Gullo, che ha sede nel palazzo di famiglia di Fausto Gullo, dirigente del partito comunista e ministro dell’agricoltura e della giustizia subito dopo la guerra nei governi di unità nazionale.
 Il silenzio e la quiete in cui Macchia è immersa rendono difficile  immaginarla   teatro di spietati assassinii in cui sono coinvolte da protagoniste delle  donne. A rivelarci la crudezza e la violenza che oltre un secolo e mezzo addietro dominavano la vita degli abitanti del piccolo casale di Cosenza è la lettura di Briganti casalini, un volumetto scritto da Peppino Curcio e Paolo Rizzuti pubblicato dalla Doxa editrice di Edoardo Zumpano.
Il testo assembla  due narrazioni: la prima, dal titolo Chi di gaccia colpisce…,è opera di Peppino Curcio ed ha al centro l’assassinio di Francesco de Cicco pensato e messo in atto da sua moglie Rosaria Arnone e dalla nuora Teresa Oliverio , che soffocano il povero uomo mentre dorme profondamente. La scena del delitto riporta alla mente Giuditta, che aiutata da una serva, taglia la testa ad Oloferne nel dipinto del Caravaggio; la seconda dal titolo Pagacota, è scritta a quattro mani, da Peppino Curcio assieme a Paolo Rizzuti ed ha come teatro il casale di Serra Pedace.  L’autore del delitto questa volta è un uomo, il brigante Vincenzo Marrazzo, che uccide a colpi di ascia, su istigazione di Carolina D’ Ambrosio, il factotum Francesco Piluso, detto Pagacota, per averle sequestrato, in quanto servente comunale, un maiale.
Peppino Curcio non è nuovo ad esperienze di scrittura: nel 2010 ha dato alle stampe  un fortunato libro, Ciccilla. La storia della brigantessa Maria Oliverio, del brigante Pietro Monaco e della sua comitiva. La brigantessa uccide a colpi di ascia, sua sorella Teresa Oliverio, che qualche anno prima aveva soffocato Francesco De Cicco. Entrambi i testi sono il risultato della curiosità e della passione che animano Peppino Curcio nella conoscenza delle vicende sociali e politiche della gente dei Casali. Entrambi i libri non sarebbero stati possibili senza la certosina fatica di ricerca negli archivi, nelle biblioteche pubbliche e private di documenti e testimonianze sulla storia sociale e politica dei Casali.  
Peppino Curcio volge una particolare attenzione a Macchia, non solo perchè sede della biblioteca Gullo , ma soprattutto perchè  luogo della vicenda della brigantessa Maria Oliverio e di suo marito, Pietro Monaco e di briganti le cui vicende aiutano ad intendere la  complessa esperienza dei  Casali cosentini. C’è, tuttavia, un altro luogo a cui va l’amore di Peppino Curcio : Pratopiano. E’ un luogo dell’anima sulla montagna silana  alle spalle di Pedace, dove suo padre Cesare Curcio, antifascista e comunista della prima ora, nascose Pietro Ingrao ricercato dai fascisti.
A Macchia e Pratopiano Peppino Curcio dedica gran parte del suo tempo, dei suoi propositi, del suo fare quotidiano e dei sui pensiero. La biblioteca Gullo, concepita come luogo non solo di ricerca, ma di promozione e iniziativa culturale, la storia del brigantaggio e la valorizzazione del paesaggio sono  passioni che nell’anima di Peppino Curcio si integrano e conciliano con la determinazione  di operare per fermare l’impoverimento ed il degrado dei Casali, facendo leva sulla cultura, sullo studio della storia e della bellezza della natura con la speranza per vederli rinascere.  Finalità per le quali vale la pena indagare, scrivere, lottare.


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