Recensione al libro "Briganti Casalini"
di Luigi Gallo
Macchia ,
frazione di Spezzano piccolo, è un ameno villaggio che conserva intatta la struttura urbanistica del sette-ottocento:
i palazzotti della piccola borghesia agraria e delle professioni si fondono
armonicamente con le abitazione dei contadini e degli artigiani . Un villagg0
dove non sono visibili violenze edilizie e attraversare le sue stradine è come
fare una passeggiata nel secolo XIX.
Abbandonata a pochi abitanti acquista un po’ di vitalità nei giorni di
apertura della biblioteca Gullo, che ha sede nel palazzo di famiglia di Fausto
Gullo, dirigente del partito comunista e ministro dell’agricoltura e della
giustizia subito dopo la guerra nei governi di unità nazionale.
Il silenzio e la quiete in cui Macchia è
immersa rendono difficile immaginarla teatro di spietati assassinii in cui sono coinvolte
da protagoniste delle donne. A rivelarci
la crudezza e la violenza che oltre un secolo e mezzo addietro dominavano la
vita degli abitanti del piccolo casale di Cosenza è la lettura di Briganti casalini, un volumetto scritto
da Peppino Curcio e Paolo Rizzuti pubblicato dalla Doxa editrice di Edoardo
Zumpano.
Il testo
assembla due narrazioni: la prima, dal
titolo Chi di gaccia colpisce…,è
opera di Peppino Curcio ed ha al centro l’assassinio di Francesco de Cicco
pensato e messo in atto da sua moglie Rosaria Arnone e dalla nuora Teresa
Oliverio , che soffocano il povero uomo mentre dorme profondamente. La scena
del delitto riporta alla mente Giuditta, che aiutata da una serva, taglia la
testa ad Oloferne nel dipinto del Caravaggio; la seconda dal titolo Pagacota, è scritta a quattro mani, da
Peppino Curcio assieme a Paolo Rizzuti ed ha come teatro il casale di Serra
Pedace. L’autore del delitto questa
volta è un uomo, il brigante Vincenzo Marrazzo, che uccide a colpi di ascia, su
istigazione di Carolina D’ Ambrosio, il factotum Francesco Piluso, detto Pagacota, per averle sequestrato, in
quanto servente comunale, un maiale.
Peppino
Curcio non è nuovo ad esperienze di scrittura: nel 2010 ha dato alle stampe un fortunato libro, Ciccilla. La storia della brigantessa Maria Oliverio, del brigante
Pietro Monaco e della sua comitiva. La brigantessa uccide a colpi di ascia,
sua sorella Teresa Oliverio, che qualche anno prima aveva soffocato Francesco
De Cicco. Entrambi i testi sono il risultato della curiosità e della passione che
animano Peppino Curcio nella conoscenza delle vicende sociali e politiche della
gente dei Casali. Entrambi i libri non sarebbero stati possibili senza la certosina
fatica di ricerca negli archivi, nelle biblioteche pubbliche e private di
documenti e testimonianze sulla storia sociale e politica dei Casali.
Peppino
Curcio volge una particolare attenzione a Macchia, non solo perchè sede della
biblioteca Gullo , ma soprattutto perchè
luogo della vicenda della brigantessa Maria Oliverio e di suo marito,
Pietro Monaco e di briganti le cui vicende aiutano ad intendere la complessa esperienza dei Casali cosentini. C’è, tuttavia, un altro
luogo a cui va l’amore di Peppino Curcio : Pratopiano. E’ un luogo dell’anima
sulla montagna silana alle spalle di
Pedace, dove suo padre Cesare Curcio, antifascista e comunista della prima ora,
nascose Pietro Ingrao ricercato dai fascisti.
A Macchia e
Pratopiano Peppino Curcio dedica gran parte del suo tempo, dei suoi propositi,
del suo fare quotidiano e dei sui pensiero. La biblioteca Gullo, concepita come
luogo non solo di ricerca, ma di promozione e iniziativa culturale, la storia
del brigantaggio e la valorizzazione del paesaggio sono passioni che nell’anima di Peppino Curcio si
integrano e conciliano con la determinazione di operare per fermare l’impoverimento ed il
degrado dei Casali, facendo leva sulla cultura, sullo studio della storia e
della bellezza della natura con la speranza per vederli rinascere. Finalità per le quali vale la pena indagare,
scrivere, lottare.
Nessun commento:
Posta un commento