Siamo nel 1862; l’Italia Unita è, ormai, un dato di
fatto. Pietro Monaco, il terribile brigante casalino, per vendetta contro la
sua parte politica decide di colpire un simbolo del neonato Regno: un vecchio
carbonaro, primo artefice e precursore dell’Unità d’Italia.
Pietro Monaco il 12 agosto torna nel suo casale di
Macchia di Spezzano Piccolo insieme alla moglie Maria Oliverio, chiamata
Ciccilla, e al brigante Michele Porco di Rovito. Il 15 agosto è la festa
dell’Assunta, padrona di Spezzano Piccolo, e anche il piccolo borgo era in
festa con tamburi e balli al fresco della sera. I tre briganti approfittando
della confusione e del suono dei tamburi, scaricano 8 proiettili di due fucili
e due pistole all’indirizzo dei balconi di casa Gullo ad altezza d’uomo con
l’intento di uccidere. Riescono, però, solo a ferire lievemente il loro
obiettivo, Ludovico Leonetti.
La risposta del nuovo stato è durissima e violenta,
la casa di Pietro Monaco nei giorni successivi viene distrutta dalla Guardia
Nazionale guidata di Giò Battista Spina.
Intorno ai primi di
settembre giunge a Lorenzo Gullo, cugino di Alfonso, una richiesta di 200
ducati con minacce di incendio di torri e case. La famiglia Gullo rifiutò
decisamente tale richiesta.
Il 16 settembre una
prima vendetta si compie contro due greggi della famiglia Spina e Barrese ad
Aria di Fella e contrada acqua di Oliva (vicino l'attuale Acquacoperta e il
ristorante Petite Etoil): 440 pecore uccise.
Monaco e Ciccilla
covano ancora vendetta che arriva il 18 ottobre 1862. Nello stessa notte danno
fuoco a due torri e a una stalla della famiglia Gullo, poi rapiscono una
bambina di appena 12 mesi di nome Virginia ultimogenita del Notaio Alfonso
Gullo. La bambina si trovava in una delle torri, date poi alle fiamme, per
essere allattata dalla moglie di un torriere di Gullo. Un uso comune a quei
tempi.
Il terribile atto avviene con l’aggravante di un
sequestro di 9 persone. Un’azione violenta che mise in scacco l’intero casale
di Macchia impotente contro la furia del brigante. Delle 9 persone 6 furono
rilasciate una volta spenti gli incendi. I briganti tornarono nei loro
nascondigli con la bimba Virginia, la sua nutrice, Saveria Guarascio.
I primi 3 giorni li trascorsero nelle foreste del
Colle della Vacca, poi per pericolo di vedersi scoperti dalla Forza che li stava
cercando, si nascosero sul monte Volpintesta, molto più lontano dai centri
abitati. Rimasero nei boschi ancora una settimana fino a che intervenne per
liberarli un altro brigante, Giuseppe Scrivano di Celico, ingaggiato dalla
famiglia Gullo per contrattare con Pietro Monaco la liberazione della piccola
Virginia.
Forse pagarono un riscatto (dalla famiglia Gullo fin
troppo negato) o forse il brigante Scrivano portò Monaco e la moglie Ciccilla
alla ragionevolezza per quella azione troppo crudele. La bimba, ma anche la
mamma adottiva, per le conseguenze del freddo e degli strazi patiti,
continuarono a soffrirne per il resto della vita.
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