sabato 16 maggio 2015

Virginia. La Storia vera di una bimba rapita dai briganti

Siamo nel 1862; l’Italia Unita è, ormai, un dato di fatto. Pietro Monaco, il terribile brigante casalino, per vendetta contro la sua parte politica decide di colpire un simbolo del neonato Regno: un vecchio carbonaro, primo artefice e precursore dell’Unità d’Italia.

Pietro Monaco il 12 agosto torna nel suo casale di Macchia di Spezzano Piccolo insieme alla moglie Maria Oliverio, chiamata Ciccilla, e al brigante Michele Porco di Rovito. Il 15 agosto è la festa dell’Assunta, padrona di Spezzano Piccolo, e anche il piccolo borgo era in festa con tamburi e balli al fresco della sera. I tre briganti approfittando della confusione e del suono dei tamburi, scaricano 8 proiettili di due fucili e due pistole all’indirizzo dei balconi di casa Gullo ad altezza d’uomo con l’intento di uccidere. Riescono, però, solo a ferire lievemente il loro obiettivo, Ludovico Leonetti.

La risposta del nuovo stato è durissima e violenta, la casa di Pietro Monaco nei giorni successivi viene distrutta dalla Guardia Nazionale guidata di Giò Battista Spina.

Intorno ai primi di settembre giunge a Lorenzo Gullo, cugino di Alfonso, una richiesta di 200 ducati con minacce di incendio di torri e case. La famiglia Gullo rifiutò decisamente tale richiesta.

Il 16 settembre una prima vendetta si compie contro due greggi della famiglia Spina e Barrese ad Aria di Fella e contrada acqua di Oliva (vicino l'attuale Acquacoperta e il ristorante Petite Etoil): 440 pecore uccise.

Monaco e Ciccilla covano ancora vendetta che arriva il 18 ottobre 1862. Nello stessa notte danno fuoco a due torri e a una stalla della famiglia Gullo, poi rapiscono una bambina di appena 12 mesi di nome Virginia ultimogenita del Notaio Alfonso Gullo. La bambina si trovava in una delle torri, date poi alle fiamme, per essere allattata dalla moglie di un torriere di Gullo. Un uso comune a quei tempi.
Il terribile atto avviene con l’aggravante di un sequestro di 9 persone. Un’azione violenta che mise in scacco l’intero casale di Macchia impotente contro la furia del brigante. Delle 9 persone 6 furono rilasciate una volta spenti gli incendi. I briganti tornarono nei loro nascondigli con la bimba Virginia, la sua nutrice, Saveria Guarascio.

I primi 3 giorni li trascorsero nelle foreste del Colle della Vacca, poi per pericolo di vedersi scoperti dalla Forza che li stava cercando, si nascosero sul monte Volpintesta, molto più lontano dai centri abitati. Rimasero nei boschi ancora una settimana fino a che intervenne per liberarli un altro brigante, Giuseppe Scrivano di Celico, ingaggiato dalla famiglia Gullo per contrattare con Pietro Monaco la liberazione della piccola Virginia.

Forse pagarono un riscatto (dalla famiglia Gullo fin troppo negato) o forse il brigante Scrivano portò Monaco e la moglie Ciccilla alla ragionevolezza per quella azione troppo crudele. La bimba, ma anche la mamma adottiva, per le conseguenze del freddo e degli strazi patiti, continuarono a soffrirne per il resto della vita.

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